Nella nostra memoria
In questo spazio raccogliamo i saluti in ricordo di chi in questi anni ha vissuto nella comunità del Circolo e che non è più tra noi. Francesco, Rosalba, Lorenzo, Edoardo Franco Mulas, cronaca di...
In questo spazio raccogliamo i saluti in ricordo di chi in questi anni ha vissuto nella comunità del Circolo e che non è più tra noi. Francesco, Rosalba, Lorenzo, Edoardo Franco Mulas, cronaca di...
Ecco, siamo qui a salutare Francesco, cari amici-fratelli compagni di vita, … e il dolore è profondo per tutti, l’affetto e la vicinanza nel vivere lo stesso dolore dà la forza e il coraggio...
Con profondo dispiacere apprendiamo dell’improvvisa scomparsa di Rosalba Capomacchia, da sempre attenta lettrice e sostenitrice del Manifesto e per molti anni militante del Collettivo Edili Montesacro di Roma. Il suo impegno politico nacque agli...
Poesie di Stefano Prosperi, disegni di Paolo Andruccioli, letture di Giorgia Prosperi e Livia Andruccioli.
Circolo culturale Montesacro, 18 dicembre 2022
In questi anni sono stati scritti molti libri sulla vita e sulla morte di Rino Gaetano, questo di Angelo Sorino dà voce soprattutto alle persone che lo hanno conosciuto attraverso una raccolta di parole, sguardi, racconti ed emozioni fino al ricordo affettuoso e inedito di chi ha trascorso con Rino gli ultimi momenti prima del tragico incidente.
Un quarto dei lavoratori occupati ha una retribuzione così bassa da finire in povertà. Nel tempo dello sviluppo tecnologico e della precarietà diffusa, l’Italia è il quarto paese in Europa per quello che ormai viene definito “lavoro povero”.
Dalle pagine del libro di Ella Baffoni e Peter Kammerer, con il contributo di numerose testimonianze, emerge il profilo politico ed umano di Aldo Natoli, attraverso la ricerca critica e libera dai dogmi, le intuizioni in anticipo sui tempi e gli interrogativi sulla sconfitta di una intera epoca, tuttora aperti.
Incontro sulla poesia di Maria Lucci
con lo scrittore Vincenzo Esposito
Che cosa germoglia nella poesia? Il canto di un’umanità dolente e perduta, un groviglio di interrogativi inquietanti sul senso ultimo della vita e la testimonianza di quel sentimento, ormai un po’ bandito e scarnificato dalla tecnologia che azzera ogni distanza nello spazio fisico ed emotivo: la nostalgia, inaugurata dal fascinoso Odisseo. Nostalgia di un tempo antico, pieno, quando tutto era ancora intero; di volti e luoghi che non ci sono più ma che premono nella memoria e nel cuore con la loro assenza. Nostalgia invocata, attesa, accolta, senza la quale la poesia non avrebbe abitato queste parole.
Sono trascorsi 50 anni dal Sessantotto, una stagione in cui un grande movimento di massa, sociale, culturale e politico, coinvolse spontaneamente giovani studenti e operai in gran parte del mondo e che portò, in particolare in Italia, ad uno straordinario momento di crescita civile. In questo romanzo quei giorni sono narrati da un giovane universitario, infiammato dalla passione politica e dall’incontro dell’amore, facendo rivivere con emozione le attese e le speranze di una generazione.
Una riflessione sui movimenti del ’68 in Polonia, in Cecoslovacchia e in Jugoslavia che non trovarono nei movimenti studenteschi dell’occidente quel solidale sostegno che sarebbe stato necessario. Vicende la cui portata, ancora oggi, politica e cultura sembrano ignorare.
L’esperienza di padre Luigi Scantamburlo nell’arcipelago Bijagos in Guinea Bissau dove è missionario del Pime (Pontificio istituto per le missioni all’estero) dal 1975. Da quasi venti anni padre Luigi, linguista e antropologo, ha concentrato nel campo dell’istruzione il suo impegno sull’arcipelago. Con l’aiuto degli abitanti dei villaggi ha messo in piedi otto presidi scolastici, scuole pubbliche e laiche, in favore del bilinguismo, la lingua madre criolo guineense e il portoghese. E’ autore di varie pubblicazioni, di un dizionario criolo-portoghese e di una grammatica criola.
E’ possibile spiegare il genocidio della Shoah? Perché studenti commossi di fronte all’orrore dei campi di sterminio parlando poi del loro quartiere vorrebbero che i nomadi fossero “bruciati vivi”? Qual è il senso della memoria, come riflettere sulla complessità della catastrofe e come accompagnare le nuove generazioni nella ricerca di valori umani universali?
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