I luoghi della socialità
Quest’anno avevamo scelto di dedicare la nostra ricerca fotografica al “ritratto”. Con grande entusiasmo, dopo aver allestito uno scarno studio di posa e tra lampade, cavi, ombrellini e diffusori improvvisati, abbiamo iniziato a scattare.
La luce disegna, scolpisce, sottrae, esalta e può rendere palese la natura emotiva delle persone, ma ciò che restituisce fa spesso fatica ad essere considerato un ritratto. Non a caso in tutti i dizionari il termine rimanda all’opera d’arte.
Il tempo, le attrezzature, l’esperienza e i modelli che avevamo a disposizione si sono rilevati ostacoli non facilmente aggirabili. Alcune volte ci siamo riusciti e i risultati sono in mostra, mentre gli insuccessi accrescono in privato la nostra passione.
Ma non ci siamo persi d’animo. In fondo quello che ci interessava erano i volti, la loro capacità di esprimere emozioni e la possibilità di rapirle in una foto. Abbiamo così dilatato la categoria del “ritratto” fino ad includerci, spesso in modo del tutto arbitrario, i volti e i corpi delle donne e degli uomini che abbiamo voluto raccontare.